Quattro chiacchiere e due tazze.

Salve a tutti e bentornati sul mio piccolo spazio. Oggi faremo quattro chiacchiere con Elisabeth V.A. (nome in codice Brianna).

Da sempre sei attiva nella divulgazione culturale di ogni genere?

R. Oh mamma. Vabbè che a me piacciono le domande spiazzanti, però questa è di quelle che metterei al primo posto.

Già verso i 10-12 anni disegnavo vignette su matrimoni falliti, politicanti corrotti ecc. e le facevo leggere ai compagni di scuola. Non so se questo fenomeno può rientrare nella “divulgazione culturale”. Comunque nessuno ci capiva nulla e mi guardavano come una con la pelle verde e le antenne in testa appena sbarcata da un’astronave.

In ogni caso, a parte il termine “cultura” in cui come direbbe Antonio Albanese potrebbe rientrare la qualunque, come divulgatrice non credo di essere un granché.

Il tuo approccio con la lettura o forma d’arte che ti ha reso parte di questo mondo?

R. Il mio approccio con la lettura? Fumetti, innanzitutto: a partire dai Comics americani anni ’50-’60. Tra questi l’immortale B.C. (Before Christ) di Johnny Hart, ambientato tra i cavernicoli, di cui ti cito a memoria uno scambio surreale di battute che vorrei tanto aver scritto io:

– “A cosa servono le braccia?”

– “Mah… forse ad allargare le braccia quando ti chiedono a cosa servono le braccia.”

Riguardo ai libri propriamente detti, se vuoi ti mando un elenco zippato di titoli, tutti rigorosamente out of date e quindi adatti ai cavernicoli di cui sopra.

Se ne fossi capace, mi piacerebbe tanto riproporre un D.C. più adatto ai nostri tempi (Dopo Covid). Temo però che pochi avrebbero voglia di ridere su questo argomento.

In generale, parafrasando un comico semisconosciuto, tale Woody Allen: “Dio è morto, (Groucho) Marx è morto e anche il senso dell’umorismo non se la passa troppo bene”.

Farebbe forse eccezione in Italia la “battuta da bar”, ma anche i bar non godono attualmente di ottima salute…

Parlaci della tua vena noir…

R. A proposito di domande spiazzanti, anche questa non è male. Però mi sono documentata: pur essendo nata “dove vivono le aringhe”, mi riconosco nel genere noir mediterraneo. Cito da Wikipedia:

– situazioni e caratterizzazioni comiche: l’umorismo, pungente e grottesco, nasce da situazioni che non sono previste dalle caratteristiche tipiche del genere noir e sfocia spesso nella satira;

– i riferimenti al mondo familiare: in questi paesi, sono frequenti scene domestiche […] della famiglia come istituzione culturale;

– […] c’è una malinconia di fondo […];

– la critica sociale: attraverso toni frequentemente ironici o comici gli autori raccontano il mutamento sociale e i conflitti che esso genera, facendo emergere le ingiustizie e la corruzione che dominano queste società.”

Visto che siamo in tema, aggiungo un’ultima provocazione, l’ultimo vero tabù della società occidentale (il sesso è ormai sdoganato da un pezzo): la morte.

La cito ironicamente varie volte nei miei libri: un po’ per sdrammatizzarla, un po’ per esorcizzarla, ma soprattutto per il gusto di andare contro il pensiero mainstream che vede in questo fenomeno naturale il peggiore dei mali, da non nominare mai nemmeno per scherzo.

Parlaci delle tue esperienze lavorative nell’ambito editoriale.

Sarò sintetica: zero. (Non considero il brevissimo periodo in cui ho curato il giornalino della scuola, prima di essere rimossa dalla direzione per conduzione politicamente scorretta).

Di editoria non so niente, tranne che è un settore molto difficile (ce ne fossero di facili…), specie per “signori nessuno” come editori e autori esordienti, tra cui la sottoscritta.

So solo che il problema del piccolo editore svalvolato è lo stesso della macchina svalvolata: in entrambi i casi la distribuzione non funziona.

In un momento poi in cui si sta tornando a rammendare i calzini e a rivoltare i cappotti, credo che il libro non sia proprio considerato un genere di prima necessità.

Quanto alle esperienze lavorative, in Italia (Paese che più amo al mondo, premetto) ho sperimentato alcuni passaggi nel campo:

– della moda (da cui sono scappata a gambe levate perché lo stilista non era abbastanza gay e la sottoscritta non era e non è in vendita);

– della pubblicità (su cui potrei scrivere un libro in tema di egolatria e disturbi narcisistici della personalità);

– della pubblica amministrazione (su cui mi piacerebbe scrivere, se ne fossi all’altezza, un volume di psicopatologia clinica).

La tua passione è nata per divertimento o per esigenza emotiva? (puoi essere anche vaga, se ritieni troppo personale)

Per entrambe le cose, anche se la seconda è prevalente.

In fondo questi aforismi illustrati surreal-sarcastico-demenziali (“Fuorismi”) sono da una parte una sorta di “caricatura della realtà”, dall’altra l’espressione di un disagio interiore, di un disadattamento sociale.

Fare umorismo sarcastico è una forma “soft” di aggressività. Come ho già avuto modo di dire, sempre meglio che spaccare vetrine o dar fuoco ai cassonetti.

La copertina/locandina e il titolo influenzano molto i tuoi acquisti? Oppure basta solo la trama?

R. Dipende. Ci sono libri interessantissimi con copertine orribili, e viceversa. In genere non mi fermo mai all’apparenza. Dovrei imparare a farlo anche con gli uomini…

Rileggi un libro o rivedi un film che non ti ha convinto? Perché?

Le rare volte che compro un libro che non mi convince, non vado oltre le prime due-tre pagine. Però non lo butto mai.

Per i film la questione è più complessa. “Interiors” di Woody Allen, ad esempio, è uno dei film che più mi ha fatto star male, fotografa perfettamente la tipica depressione nordica ed esercita su di me un certo fascino morboso. Lo rivedrei forse per puro masochismo, cosa in cui sono abbastanza esperta.

Un breve commento su e-book e cartacei.

R. Preferisco nettamente il cartaceo. Vedere, sfogliare, “toccare” un libro fisico, “sentire la carta” per me è importante. È quasi erotico.

Detto da un punto di vista puramente disinteressato, i Fuorismi si leggono bene anche come e-book, avendo poco testo con molte illustrazioni e diversi “giochi grafici”.

Un breve commento sul noleggio o acquisto di un film.

Non avendo la televisione da molti anni, il problema non si pone. Al limite guardo qualcosa in streaming sul computer. Comunque per me il film è quello che si vede(va) sul grande schermo. Ora ci è rimasto solo il grande scherno…

Una breve opinione sulle librerie digitali.

R. In generale, visto che le librerie tradizionali sono una specie in via di estinzione come la foca monaca, è ormai indispensabile affidarsi alle piattaforme di e-commerce.

Riguardo al Tyrannosaurus Rex del settore (parola di sei lettere che comicia con la A e finisce con la n), lo odio. Anche perché oltre ad essere un Monopolio molto (ma molto…) antipatico, non permette di aprire un proprio store nel settore editoriale. Confido nel sequel del film “La Scomparsa dei Dinosauri”.

Hai altri manoscritti in cantiere?

R. Sì, ho un’altra mezza dozzina di Fuorismi in serbo: però devo trovare qualcuno bravo che li traduca in italiano…

D. Grazie per il tuo tempo e la tua compagnia. Ti auguro di volare sempre più in alto con i tuoi progetti.

R. Grazie a te. Ho già abbastanza la testa per aria: casomai il tuo augurio si avverasse, metterò dei piombi da sub nello zaino per non ritrovarmi tra gli asteroidi.

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Pubblicato da Maria Capasso

Autrice e blogger.

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